Avevate mai sentito parlare dell’Armadio della vergogna?
L’armadio della vergogna “era, letteralmente, un armadio, [situato] all’interno della Procura Generale Militare di Roma … in fondo a un corridoio sbarrato da un cancello chiuso con un lucchetto. Non bastasse, era voltato con le ante contro il muro “. Al suo interno fascicoli riposti lì dal 1960 e lì dimenticati perché programmaticamente destinati alla cancellazione della memoria.
“L’uomo che dava la caccia ai nazisti” di Marco De Paolis con Annalisa Strada, edito da Piemme, è un libro che racconta ciò che è avvenuto all’indomani dell’apertura dell’Armadio della vergogna, delle indagini che sono state intraprese e dei conseguenti 17 processi istruiti grazie alla tenacia di questo magistrato.
L’autore di questo libro, prima Magistrato Militare poi Procuratore Militare a La Spezia e attualmente Procuratore Generale Militare presso la Corte d’appello di Roma, ci conduce in viaggio attraverso stragi dimenticate, avvenute in Italia tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, durante la cosiddetta Guerra di Liberazione, grazie alla riapertura di fascicoli rimasti ignorati per più di trent’anni.
L’autore inizialmente dà un inquadramento storico-geografico degli avvenimenti in cui si verificarono le stragi. All’indomani della liberazione di Roma da parte degli alleati nel giugno del 1944, la linea del fronte nazifascista si collocò sula cosiddetta Linea Gotica, che correva lungo l’Appennino Centro Settentrionale: fu in questi luoghi che si verificarono le più cruente e calcolate stragi di civili. Ben presto il testo cambia registro e l’autore riesce a rendere la narrazione coinvolgente per un giovane lettore raccontando molti aneddoti della propria vita privata, degli anni di studio, dei valori che ha scelto di coltivare e che lo hanno poi ispirato e guidato in questa difficile e spinosa via verso la Giustizia.
Nella seconda parte del libro vengono elencati i vari processi scendendo nel particolare di alcune delle stragi, dei fatti avvenuti, delle vittime, degli imputati e dei condannati. Tra questi vi sono quelli per gli eccidi di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, ricordati per il gran numero di vittime e per la particolare atrocità e lucida strategia premeditata con cui vennero perpetrati.